Self (Portrait) una mostra di Giuseppe Calcagnile e Alissa Marchenko
Testo di Greta Zuccali
Quando mi hanno proposto di collaborare al progetto Corals, ambizioso spazio espositivo che vuole aprirsi alla città di Milano, chiedendo altresì di curare la prima mostra dedicata al lavoro di Giuseppe Calcagnile, artista nato agli inizi del ‘900, mi sono chiesta come fare emergere il carattere contemporaneo – insito nello spazio - e valorizzare al tempo stesso il lavoro di un artista formalmente “del passato”.
Il primo approccio all’opera di Calcagnile ha aperto un ventaglio di possibilità.
Si tratta di un lavoro realizzato lungo tutta una vita coincisa con il secolo scorso, le sue guerre, le sue ambizioni e trasformazioni. Giuseppe Calcagnile, nasce nel 1915 a Copertino, in provincia di Lecce. Artista autodidatta, fin dalla prima infanzia esprime la sua inclinazione artistica facendo notare le sue doti.
La sua è una pittura di rottura, finalizzata ad oltrepassare la pittura classica e puntando alla ricerca dell’essenza della vita. Questo suo desiderio di modernità, trova voce nell’Astraconcreismo, concetto attraverso il quale cerca di concretizzare ogni ideale astratto. Lo si ritroverà in maniera ricorrente nella sua opera con la sigla AC.
Siamo agli anni 50. L’Italia vive anni difficili caratterizzati però da una grande vitalità, da un profondo desiderio di riprendere una vita normale dopo gli orrori della guerra. L’attività di Calcagnile, così come quella della società italiana, prende il volo, andando esposta nelle più prestigiose gallerie di Milano, Roma e Parigi e confrontandosi con i più grandi maestri del suo tempo.
La sua arte è l’espressione di un artista preparatissimo che vuol dire una parola sua, in piena coscienza ed in stato sempre di fervore creativo e di entusiasmo sincero.
Le opere selezionate per la mostra Self(Portrait) sono una minima parte di quel vastissimo mondo immaginato dal Calcagnile, fatto di paesaggi, luoghi immaginari e figure, sacre e profane, ma sono sufficienti a dirci di andare avanti nell’approfondire la conoscenza di questo lavoro artistico straordinario.
E proprio sulla figura femminile si soffermano la sua e la nostra attenzione.
In questa prima mostra scegliamo di riportare alla luce i ritratti di donne.
Donne che vibrano nella loro poetica bellezza, alcune sfolgoranti di colori, altre appena accennate in segni bianchi e neri più o meno definiti.
Vi ritroviamo lo sguardo di un uomo gentile che ama la donna, la racconta, la sogna e la investe di quel ruolo fondamentale nella società che si sta trasformando. Donna madre, donna moglie ma anche donna lavoratrice pronta a dare il proprio contributo al rinnovamento dell’Italia che verrà.
Una donna da cui traspaiono contegno e riservatezza, ma non mancano consapevolezza e libertà come nell’opera delle “Tre donne sulla spiaggia”, eroine di una rivoluzione sessuale in atto negli anni ’70 come oggi.
Ed è proprio in questo punto che si innesta tutta la modernità e la lungimiranza del Calcagnile, che vive il proprio tempo ma è già oltre, dandomi la possibilità di metterlo in dialogo con un’artista a noi contemporanea.
Alissa Marchenko, artista di origini ucraine che nella sua ricerca esprime un mondo interiore, il suo, pieno di contrasti. In quanto artista donna, suggerisce naturalmente il modo di vedere la femminilità come una complessa struttura emotiva piena di contraddizioni, difficile da comprendere e descrivere e ancor più difficile da affrontare.
Per la mostra Self(Portrait) l’artista espone il lavoro “I miss my feelings”, video installazione e opera scultorea che presenta il corpo femminile senza sottolinearne l'aspetto erotico, concentrandosi invece su quello emotivo.
La stessa artista, scrive:
“I miei sentimenti contrastanti,
Dolorosamente inappropriati,
irrimediabilmente belli nella loro sincerità,
devono essere sistemati.
Li raddrizzo continuamente,
cercando il posto giusto,
trasformando,
elaborando,
processando,
legando.
Più riordino i miei pensieri e i miei desideri, più mi manca il caos stimolante da cui erano sommersi.
Li lascio andare e mi manca di nuovo.
Mi mancano i miei sentimenti.
Io sono il mio sentimento.”
I fili come elemento scultoreo nello spazio, metaforicamente, si intrecciano allo sguardo del Calcagnile e danno spessore a quegli acquerelli che delineano le sue donne. Sono come sangue che pulsa nelle vene e riaffiora, si fa materia viva. Diventano la rappresentazione plastica di quella forza potentissima, ancestrale, che è l’essere donna.
E allora Self(Portrait) diventa il titolo che al meglio esprime questo sentire.
Da una parte l’uomo che ritrae; dall’altra la donna che si ritrae.
Che cosa vede l’uno, che cosa esprime l’altra. La dualità che compone un ritratto di donna, in un incontro tanto inaspettato quanto più che mai vicino, che azzera epoche e km di distanza.